Essere Psicologo Oggi

Si è finalmente fatto il proprio ingresso nel mondo del lavoro psicologico. Si è conseguito la laurea, fatto l’anno di tirocinio gratuito, superato l’esame di stato e ci si è iscritti all’albo della propria regione.

Tutto giusto, tutto come la prassi indica. Eppure, chissà come mai, il cellulare di lavoro non suona. Nessun paziente desideroso di farsi prendere in carico, mai una chiamata da qualcuno, se non da un operatore della propria compagnia telefonica. Delusione! Si aspetta qualche mese, si seminano biglietti da visita come se non ci fosse un domani, si lascia che i genitori ci pubblicizzino a tutte le amiche, amiche di amiche, lontani parenti, conoscenti e colleghi. Niente. Ma non ci si arrende, anzi, si decide di dare una scossa alla propria carriera e perciò si frequentano dei corsi di self-marketing e di promozione della professionalità. Tutti i professionisti che vengono a parlare non fanno che invogliare a diventare “imprenditore di se stessi”, di assumere un atteggiamento “proattivo” sviluppando capacità “imprenditoriali” che neanche Briatore, suggerendo tecniche per “fidelizzare i pazienti”, improvvisandosi self-economist, self-graphic and designer, self- promoter e tutti i possibili self seguiti da parole in inglese che vi vengono in mente.

E mentre si ascoltano queste persone spiegare come ottenere un appuntamento da un possibile cliente indeciso, non si può fare a meno di chiedersi: ‘da dove tiro fuori tutte queste capacità imprenditoriali? Dal nulla? Ma chi voleva diventare imprenditore? Io desideravo solo aprire un mio studio e fare lo psicologo, non fare parte di una self start-up’. Nessuno lo aveva detto che sarebbe stato così una volta fuori dall’università. Dura, sì, ma non così. E invece ora o impari o non lavori. Questo è il succo.

E quindi…si apre un blog, ci si butta a scrivere articoli, si esce dalla propria “zona di confort”, si gioca sulla propria persona, ci si promuove, ci si mette in bella mostra in tutti i social che si conoscono. Nel frattempo, visto che in tutto questo le proprie competenze sono date per scontato, e nonostante il tirocinio professionalizzante sia stato tutto fuorché tale, ci si aggiorna, si coprono i bias lasciati dalla formazione universitaria cercando di non spaventarsi troppo quando si realizza quanto, in realtà, l’università non ci abbia preparato al lavoro sul campo.

Ok, fatto: pubblicità, self marketing, aggiornamento e formazione,… ma appuntamenti zero! Alla peggio si paga un salasso per farsi pubblicità sui siti di elenchi di psicologi della propria città, si offrono primi colloqui gratuiti, si fa volontariato per entrare in quella associazione che forse può dare dei buoni contatti… Eh niente, il cellulare è ancora silente.

Il lavoro di psicologo è un lavoro duro. Così mi dicono. Ma devo dire che anche il lavoro che ci sta dietro, per diventare psicologo oggi lo è, forse anche di più. E non solo per l’università, quella tutto sommato passa. Il problema è dopo, quando non ci sono professori ad aiutarti, quando devi inventarti qualche cosa che non sei, qualche cosa che non pensavi di dover essere, ma che, volente o nolente, devi diventare. E allora pensi a quanto vuoi fare questo lavoro, a quanto quei libri, nonostante tutto, li leggi volentieri e paghi persone che ti insegnino a fare il tuo mestiere perché vuoi essere bravo per te, per i tuoi futuri pazienti, non solo perché qualcuno dice che devi obbligatoriamente acquisire crediti. Pensi che stai imparando più di te stesso e della psicologia in questi mesi fuori dall’università che in 5 anni lì dentro. Pensi che la tua deve essere autentica passione, che questa è davvero la tua strada se nonostante tutto, nonostante le porte in faccia, le delusioni, gli sforzi e le fregature, non molli e vai avanti. Un altro corso di self marketing, un altro articolo, un altro social, altra pubblicità. E ringrazi tutti quelli che ti stanno cercando di aiutare, dai consiglieri del tuo ordine, ai professori dei corsi che frequenti, ai tuoi genitori che ti mantengono nonostante pensavano che dopo la laurea saresti stato autonomo. Ringrazi i colleghi che, nella tua stessa situazione, ti sostengono, ti danno consigli, anche se ti conoscono solo da qualche ora, ma le difficoltà che state incontrando entrambi, vi uniscono come se foste dei vecchi amici.

E vai avanti. Perché prima o poi i tuoi sforzi verranno ripagati. Prima o poi tutti i messaggi che stai mandando nell’etere verranno captati da qualcuno e prima o poi, ne sei sicuro, avrai degli appuntamenti, avrai una rete di contatti, avrai la possibilità di mantenerti da solo, avrai la possibilità di svegliarti alla mattina, andare nel tuo studio e fare lo psicologo o la psicologa, avrai la possibilità di fare il lavoro che, ora ne sei sicuro, ami. Nonostante tutto.

 

Laura Corpaccini

Psicologa

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